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Docherty (Traduzione e postfazione di Carmine Mezzacappa)
Vincitore del Whitbread Award for Fiction |
in
libreria 25,00 euro
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- il Manifesto La bottega del Barbieri LuciaLibri Corriere del Ticino |
Pubblicato nel 1975, Docherty è un intenso documento sulla Scozia del primo Novecento: una famiglia operaia, una città mineraria toccata dalla prima guerra mondiale e gli scioperi dei minatori negli anni Venti. Protagonista del romanzo è Tam Docherty, che assiste al lento disgregarsi della sua famiglia a causa dei contrasti insanabili con i figli Mick e Angus. In mezzo al crescendo dei litigi spicca la figura della moglie Jenny, testimone sensibile e figura di grande forza interiore. Ma il vero tema del romanzo è il racconto di un cambiamento epocale, tra un passato che muore e un Nuovo che si impone con la forza del potere padronale. Uno scontro dietro il quale il lettore di oggi non tarderà a riconoscere le lunghe ombre degli anni Ottanta, allorquando il governo di Margaret Thatcher provvederà a chiudere colpo su colpo i conti con i diritti dei lavoratori. “Uno spaccato di storia dell’umanità narrato con
umorismo e un senso serrato della sua greve iniquità: l’uomo
è minuto, ma la sua ombra si allunga nel riflesso del sole.” “William McIlvanney dà alla sua scrittura aspre qualità
muscolari... le sue frasi risuonano martellanti come il piccone di
un minatore.” “Un impegno serio, ragionato e dolorosamente empatico preso
nei confronti di quelle persone le cui tracce sono riportate nei registri
della storia attraverso la sola data di nascita e di morte.” “Intenso, arguto e meravigliosamente costruito”
«È finito lui» esclamò
Mick. «Ma non siamo finiti noi. Questo è solo l’inizio.
La gente come nostro padre era il nostro Palazzo d’Inverno.»
L'Autore
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