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libreria
maggio 2014
Narrativa
254 pagg.
ISBN: 9788890926303
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L'Autore
Postfazione
Rassegna stampa
Studi
francesi
Marco
Stupazzoni
Honoré
de Balzac, Un tenebroso affare
settembre 2015
(leggi)
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rosso
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Un fatto
misterioso, un’inchiesta-depistaggio, un processo spettacolare
per una storia del 1804 che parla di oggi. Sullo sfondo: aristocratici,
borghesi, popolani e, sopra tutti, la figura di Napoleone Bonaparte.
Come sempre Balzac, in un romanzo che è il primo Noir della
storia della letteratura, stupisce per la sua modernità: intrighi,
omicidi, insabbiamenti, giudici corrotti, superano il fatto storico
per diventare un cliché del modo di operare tipico dell’Autorità
di ogni tempo.
L'Autore
Honoré de Balzac (1799-1850) è un protagonista
assoluto della narrativa del XIX secolo, maestro del romanzo realista.
La sua Commedia umana rappresenta ancora oggi la più
prodigiosa rappresentazione della società francese della prima
metà dell'Ottocento.
Dalla
postfazione di Felice Bonalumi
[...] Considerare Une ténébreuse
affaire solo e semplicemente un Noir è fare torto al romanzo
stesso e a Balzac. Il testo è molto di più, in sé
e nell’economia generale della Comédie humaine.
Tuttavia ritroviamo in Une ténébreuse affaire
le categorie fondanti di quello che riconosciamo oggi come Noir.
Mi limito agli elementi essenziali. Innanzitutto ci vuole un morto
(almeno un morto), e qui, quella grande figura che è
Michu assolve perfettamente al suo compito. Ma un morto 'dentro' un
crimine e, come è noto, Balzac si rifà a un episodio
di cronaca e, dunque, a personaggi in carne e ossa. Per la precisione
al conte Dominique Clément de Ris (1750-1827), avvocato, membro
del direttorio del dipartimento d’Indre-et-Loire dal 1792, membro
del comitato che riorganizzò l’istruzione pubblica in
Francia e istitutore con altri dell’École normale. Nel
1800 divenne senatore e quindi pari di Francia. Ebbene, il nostro
conte fu rapito in pieno giorno da agenti di Fouché, il potente
e intrigante ministro della Polizia di Napoleone, fu tenuto prigioniero
in un sotterraneo e liberato dopo diciannove giorni per ordine dello
stesso ministro. L’episodio ebbe grande risonanza in tutta Europa,
ma quello che importa (e tutto questo c’è nel romanzo)
è che al rapimento si arrivò per lo zelo degli agenti,
mentre la missione era semplicemente quella di sottrarre dal castello
del conte dei documenti.
Non solo, alla richiesta di Napoleone di condanne severe per i colpevoli,
Fouché trovò immediatamente l’aspetto politico
della faccenda in tre realisti (per la precisione: due realisti e
un poco di buono grazie al quale era stato possibile il rapimento).
Inutile dire che i loro alibi erano di ferro, il processo fu molto
rapido e certamente si concluse con la condanna a morte degli imputati
anche per il comportamento del conte che non testimoniò al
processo. Insomma, giochi di potere che la Storia ci ripresenta con
costante pertinacia.
Ma tornando all'aspetto principale, credo che la categoria senza la
quale non si dà Noir sia la conclusione del romanzo, che deve
rispondere a due criteri: primo, fare riflettere sulla società
in cui i personaggi si muovono e, secondo, non essere consolatorio.
Su questo terreno Balzac è semplicemente un grandissimo: l’intera
società francese dell’Impero esce da queste pagine in
ogni suo aspetto, politico, economico, sociale e, attraverso la costruzione
dei personaggi, anche dei sentimenti. Dunque, Une ténébreuse
affaire ci permette una profonda riflessione sulla società,
vista da Balzac senza falsi moralismi, come sempre, e semmai in un’ottica
spesso dimenticata: la storia la fanno gli uomini, con le loro idee
e i loro comportamenti. Il crimine passa in secondo piano, dal punto
di vista ideologico, in quanto Balzac sembra dirci che la storia in
fondo è fatta di crimini, e dal punto di vista narratologico,
tanto che è un personaggio secondario a tirare le conclusioni
nelle pagine finali del romanzo. [...]
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