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Docherty (Traduzione e postfazione di Carmine Mezzacappa)
Vincitore del Premio Whitbread per la Narrativa |
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libreria Fuori catalogo
Rassegna stampa Radio
3 Rai Marco
Freccero Ippolita
- Litweb Convenzionali Mangialibri
David Frati
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Docherty
– come una moderna Cassandra – racconta dei danni che
subisce una società quando vede svanire i propri valori. I
protagonisti del romanzo non possiedono nulla sul piano materiale
ma si sentono ricchi sul piano umano perché il senso di appartenenza
alla loro comunità li rende forti. Chi perde la propria dignità
trova, grazie alla collettività, la forza di riconquistarla.
Lo spirito di solidarietà che anima la comunità di minatori
descritta da McIlvanney è lo stesso spirito di mutuo soccorso
su cui si è fondata la nascita del sindacato in Gran Bretagna
e sul quale si è consolidata l’etica della classe operaia
britannica. Negli anni Ottanta, i governi di Margaret Thatcher hanno
incrinato il valore della solidarietà sociale spingendo i lavoratori
a curare solo i propri interessi individuali. È lo stesso dramma
vissuto sessant’anni prima anche da Tam Docherty, che per tutta
la vita ha creduto nei valori della sua comunità non solo per
difendere il suo misero salario ma perché era l’unico
modo per dimostrare ai padroni che i lavoratori non sono esseri umani
inferiori da sfruttare impunemente. “Uno spaccato di storia dell’umanità
narrato con umorismo e un senso serrato della sua greve iniquità:
l’uomo è minuto, ma la sua ombra si allunga nel riflesso
del sole” “William McIlvanney dà alla sua scrittura
aspre qualità muscolari... le sue frasi risuonano martellanti
come il piccone di un minatore” “Un impegno serio, ragionato e dolorosamente
empatico preso nei confronti di quelle persone le cui tracce sono
riportate nei registri della storia attraverso la sola data di nascita
e di morte” “Intenso, arguto e meravigliosamente costruito”
«È finito lui» esclamò
Mick. «Ma non siamo finiti noi. Questo è solo l’inizio.
La gente come nostro padre era il nostro Palazzo d’Inverno.»
L'Autore
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