|
Walter
G. Pozzi
L'infedeltà
La Repubblica veneta
L'infedeltà: amare per sempre
di Mattia Signorini
È possibile amare per sempre? Tenere stretto
al cuore quel sentimento che nessuno riesce a descrivere, che spezza
le parole e blocca i pensieri? E soprattutto, è giusto chiamare
amore una passione che, per la maggior parte dei casi, ha la stessa
forza e velocità nel passare di una stella cometa?
Pozzi ci presenta un libro che definire prezioso è riduttivo.
Un libro che non contiene risposte, ma regala all’anima una
zattera per affrontare i problemi, navigarci sopra a gran velocità,
e sfidarli nella loro struttura più intima. Il titolo a fatica
riesce a definire la grandezza di pensiero contenuta nelle oltre duecento
pagine di splendida filosofia: non si parla solo dell’infedeltà,
del tradimento come atto in sé. Per Pozzi non esistono solo
il bianco e il nero; pagina dopo pagina ci insegna che le stesse sfumature
di grigio si possono colorare e, di nuovo, ritornare opache come le
nostre nuvole in dicembre.
È la storia di Marzio, Chiara, David e Norma. Quattro
personaggi che l’autore tratteggia a tutto tondo, mostrando
di ognuno le debolezze e i punti di forza, superando la semplicità
dello stereotipo, a favore di una complessità di contenuto
che difficilmente le pubblicazioni che negli ultimi anni hanno occupato
gli scaffali delle librerie sono riuscite a raggiungere. Ma il punto
forte è la narrazione. La velocità della narrazione.
Che non è mai pesante. Non annoia. Nemmeno un attimo. Gli avvenimenti
non vengono presentati lineari, a farla da padrone sono le digressioni,
che si innestano talmente limpide da non ritenerle neppure tali: quante
volte leggendo romanzi avete socchiuso gli occhi quando si presentavano
pagine intere sul passato dei protagonisti, che avevano solo la funzione
di caratterizzarli meglio, e far annoiare il lettore? Qui non accade.
Già dai primi capitoli nasce un tumulto che scava nel nostro
io più profondo, lo stesso tumulto che ci porta a dire speriamo
di conoscere ogni aspetto delle vite, dei segreti, e dei pensieri
di quei quattro che cercano di capirsi e di capire ciò che
gira loro attorno.
Il passato è la chiave che aiuta a svelare
il presente, il punto critico in cui la loro vita, se da una parte
si è arenata, dall’altra corre impetuosa verso una risposta
che non si riesce a trovare. Certo che il presente è la somma
non solo del passato, ma anche delle aspettative che il futuro crea.
Così Marzio si chiede come sarà il suo domani con Chiara,
se ci sarà, e se varrà la pena viverlo. Norma che vorrebbe
creare una famiglia con David, si trova di fronte ad un uomo che nella
determinazione delle cose vede solo un giogo dal quale è impossibile
scappare.
È attraverso i suoi protagonisti che l’anima impeccabile
di Pozzi non si ferma. È davvero così scontato conoscere
ogni aspetto del nostro partner, o solo siamo riusciti a svelare il
ruolo che assume quando è con noi? L’amore tra due persone
scaturisce da un’intesa intensa e inconoscibile, o è
frutto di un bisogno che ci porta a crederlo tale? E ancora, restando
sempre fedeli ad un’unica persona, si risponde ad un’esigenza
personale, o ad un condizionamento dato dalla società che violenta
il nostro modo di agire?
Il libro non risolve tutti questi interrogativi, ma ci pone sulla
strada della consapevolezza. Profondo, ironico e pungente, lascia
al lettore le conclusioni più giuste da trarre, e allega, tra
le righe delle sue pagine, un valido sussidio per imparare a vivere
e guardare il mondo con occhi diversi.
La Piazza (Rovigo)
L'infedeltà: dubbi e non
di Lisa Viselli
Il libro di Pozzi, ha inizio con un viaggio, metafora
della vita, ma è proprio di vita che si parla all’interno
del romanzo: l’infedeltà è indagata non solo a
livello di coppia, ma anche all’interno dell’intimo rapporto
con il nostro io. In un coacervo di comportamenti, imposti o voluti,
la nostra sfida rimane la ricerca della vera identità, ritorno
all’autenticità.
Il libro infatti si articola sulle diverse contraddizioni che
colpiscono i personaggi chiamati a duellare con la verità che
rimette in gioco tutto. L’amore ci porta a percorrere, inevitabilmente,
due binari morti, il passato e il futuro: "L’amore vive
su cose fittizie - dice lo scrittore, - ricordi, speranze e aspettative,
ciò che è già successo, e ciò che deve
ancora accadere", questo genera ansia, inquietudine e malcontento
che finiscono per assorbire quanto di originale e unico stava all’inizio
della relazione. E il senso di estraneità, ciò che narcotizza
il rapporto viene individuato dall’autore nel condizionamento
reciproco che porta fatalmente all’allontanamento dall’altro
e, peggio ancora, all’allontanamento dal nostro io autentico.
Le parole di Pozzi tagliano: "L’infedeltà non
comincia con l’autenticità delle persone, bensì
inizia con la sua ricerca. È un viaggio verso quel punto nero
dal quale nasce l’essenza dell’individuo. I personaggi
si accostano alla verità e, come fanno tutti, una volta intuita,
sperano di avere sbagliato a capire". Pozzi ha parlato della
necessità, per un buon romanziere, di non identificarsi e proiettare
parti di sé nelle opere. Suona strano dopo aver letto il libro
perché la narrazione trasuda puri pensieri e conflitti di un
vissuto doloroso in cui, ognuno di noi, può perdersi.
Molto palpabile la componente filosofica; nella sua speculazione
incessante L’infedeltà ha un impianto lessicale
ricercato per realizzare una coerenza di fondo: nobiltà nell’idea
e nobiltà nella forma. La vita è a brani, sta a noi
non farli stonare. Non ci vuole coraggio per ricreare quell’unità
originale, ma un profondo amore per noi stessi, il principio della
nostra potenza. È doloroso? Forse ma è autentico. Come
il libro.
Pickwick.it
L'infedeltà del “tutto”
Come ogni proverbio che si rispetti, quello che confucianamente
regola i comportamenti da tenere con le coppie di coniugi, è
perentorio e inappellabile oltreché minaccioso: tra moglie
e marito non mettere il dito! Walter G. Pozzi, insensibile all’arcinoto
adagio, nel suo romanzo fresco di stampa L’infedeltà,
tra moglie e marito oltre che il dito c’infila una serie di
dubbi, di angosce, persino di cattiverie, per poi mettersi tranquillamente
in un angolo a spiare, non visto, i suoi personaggi muoversi registrandone
semplicemente i comportamenti.
Ben guardandosi dal dare giudizi di tipo moralistico, lo scrittore
osserva Marzio e Chiara, coppia da molto tempo sposata e da tempo
incamminatasi su quel viale del tramonto chiamato routine, e Norma
e David, coppia non-coppia dove i due personaggi sono uniti solo da
una diversità senza fine, ognuno con un modo di intendere il
rapporto agli antipodi rispetto al partner. Risultato, in entrambi
i casi, anziché due corpi che si fondono in un’unica
anima, quattro disperate solitudini. Persino la copertina del libro,
il particolare di un bel quadro di Jack Vettriano, sembra evidenziare
il momento di un distacco. Due ballerini avvinghiati in un ballo rovente.
Un tango, forse. Però... gli occhi dell’una non sono
fissi in quelli dell’altro, come ci si aspetterebbe. Qui la
passione è sfumata. Lo sguardo della donna è perso nel
vuoto, oltre la spalla del suo amante. E lui fa lo stesso. C’è
sicuramente già un’altra storia nella mente di entrambi.
Dopo il bel romanzo d’esordio Il corpo
e l’abbandono del ‘97, Walter G. Pozzi ci presenta
il suo nuovo lavoro, un’opera senza dubbio più matura,
che denota la naturale crescita dell’artista a livello di capacità
espressiva e di tecnica narrativa (curiosa l’immagine che dà
l’avvio al romanzo, dove uno dei quattro protagonisti scruta,
spia lo scrittore mentre scrive di lui, assistendo così alla
sua nascita letteraria, al suo personale parto per opera della madre/autore).
Di argomenti interessanti e impegnativi il libro è stracolmo.
Pozzi, per nulla intimidito affronta i grandi temi della vita, il
tempo che ci scivola tra le dita senza che ci sia data possibilità
di fermarlo, la passione amorosa che quanto più è violenta
sul nascere tanto più regala cocenti delusioni poi, l’amore
che si aggrappa inutilmente a ogni cosa, anche la più instabile,
pur di non morire. L’infedeltà. L’infedeltà
il cui aspetto puramente fisico sembra essere per lo scrittore quello
assolutamente meno importante, il più innocuo. L’infedeltà
del pensiero, l’infedeltà del condizionamento reciproco,
l’infedeltà verso noi stessi, quando rabbrividiamo davanti
allo specchio alla vista della prima ruga, del primo capello bianco,
del tempo che scorrendo inesorabilmente ci cambia, ci trasforma, ci
prepara al passo che ognuno di noi dovrà prima o poi affrontare.
Ma a dispetto delle tematiche, la prosa di Pozzi è agile e
spesso irrorata di piacevole ironia, costellata di citazioni colte,
di filosofia e di filosofi, di aforismi e pensieri arguti.
Un esempio per tutti: "È incredibile
come le caratteristiche che all’inizio ci legano a una persona
finiscano per diventare un trito motivo di disaccordo. [...] Il dolce
di prima diventa l’appiccicoso di adesso e la piacevole gelosia
iniziale diviene una possessività inaccettabile e invadente".
Se i personaggi del libro fossero rappresentati come prototipi degli
amanti del nostro tempo, il romanzo sarebbe altamente destabilizzante
per la sua carica di negatività; in realtà l’autore,
usando la penna come una lama tagliente seziona il cadavere di due
amori, non degli amori in generale, ma di due particolari amori. Alla
fine però, come l’uscita di sicurezza indicata da Silone,
appare l’elemento salvifico racchiuso in un semplicissimo, rigenerante
gesto di tenerezza. "Quindi abbassa gli occhi e solamente adesso
realizza l’importanza della stretta di mano che li ha uniti
poco prima nell’auto. Mentalmente asseconda di nuovo quel contatto,
pensando che quella, e solamente quella - e dio, forse non è
poco - è l’unica certezza che da oggi in poi potrà
permettersi. Quella, e niente più. Tutte le altre sono solo
cose inevitabili".
Radio City Vicenza
L'infedeltà: l’inganno della coppia
di Alessandro Scandale
Due sorelle, Chiara e Norma, vivono le loro relazioni
d’amore in maniera totalmente opposta, al fianco dei compagni
Marzio e David. La prima è inserita in un ménage all’apparenza
comune e rassicurante, suggellato da una unione ufficialmente riconosciuta,
la seconda e più giovane donna, invece, si consuma in un rapporto
squilibrato, all’interno del quale ha la sensazione di dare
molto e di ricevere poco in cambio, almeno secondo i parametri da
lei stessa costruiti. Partendo da queste premesse, Walter G. Pozzi
racconta in L’infedeltà una storia di sentimenti
e di emozioni intense che percorrono l’arco lungo di una vita,
attraversata da eventi ora banali, ora pregnanti, un po’ come
lo sono tutte le altre vite. Ma lo fa, e qui risiede il suo grande
pregio, con una prosa leggera, e al tempo stesso con la lucida analisi
di un maestro.
La storia di Chiara, Norma, Marzio e David è
in realtà una storia comune, non ha nulla di straordinario
o di speciale, ma a renderla degna di nota sono gli innegabili meriti
del romanzo, la capacità di analisi introspettiva che lo pervade,
i sottili equilibri, le grandi domande sulla solitudine, sulle illusioni
e disillusioni, sui tradimenti e le menzogne, sul gioco delle maschere
che tutti, indistintamente, indossiamo, quasi fossero una naturale
appendice del nostro essere. È possibile la felicità
a questo mondo, e ancor più in un rapporto a due, oppure è
soltanto un sogno venduto al supermarket della vita, preconfezionato
da noi stessi per autocompiacimento? E che cos’è l’identità,
la nostra come quella delle persone che ci vivono accanto, è
quello che noi crediamo, o vogliamo vedere, o piuttosto soltanto una
facciata ingannatrice, che cela un lato d’ombra che nessun altro
potrà mai conoscere? E la fedeltà è, nel linguaggio
dei benpensanti, una questione di maturità e di responsabilità,
oppure è solo la paura di abbandonarsi al fascino dell’ignoto
e del nuovo che immancabilmente, prima o poi, incrociamo nel nostro
cammino?
Forse il senso del romanzo è nelle parole di Marzio, intrise
di un’amara e lucida consapevolezza: "[...] soltanto l’inganno
tiene insieme le coppie, perché non conoscersi a fondo diventa
un bene [...] l’infedeltà è proporre al compagno
false maschere, anche se alla fine bisogna capire quanto l’altro
contribuisca alla formazione della maschera. Si tende a vedere nell’altro
il proprio ideale, lo si cerca e, forse, di riflesso, lo si trova".
È dunque l’idealizzazione romantica il killer dell’amore?
Una domanda che, in apparenza, genera un paradosso, ma come ben sa
chi coltiva l’arte del dubbio, il paradosso è lo scenario
che spesso il destino sceglie per indicarci la via. Un romanzo bellissimo,
finemente psicologico, un lampo di luce sui misteri insondabili dell’animo
umano.
La Repubblica
Sull’amore del Duemila
di Luciana Sica
Marzio e Chiara, David e Norma. Due coppie, una
di vecchia data, regolare, l’altra giovane e scompigliata. Risultato:
l’infedeltà. Ma con i tradimento coniugali ha poco a
che fare questo romanzo sull’amore nel Duemila. In gioco è
piuttosto la fedeltà con se stessi, con i propri ideali che
inevitabilmente si scontrano con la routine della vita a due. Il narratore
è invadente e onnipresente, ma sorretto da un registro linguistico
denso, mai sciatto. E sembra ricordare a ogni pagina: l’unica
regola da accettare è l’ambiguità.
Il Giorno
Quando l’infedeltà diventa letteratura
di Matteo Brizzi
In 259 pagine sono raccontati in maniera lucida e
tagliente i temi dell’infedeltà e dell’intreccio
amoroso. Una storia fiorita e cullata dal dondolio del treno e dall’inevitabile
congelamento del tempo, dove Marzio, uomo ligio alle regole ma debole
di carattere, interroga il suo io sui cambiamenti del corpo e dello
spirito. La splendida moglie, Chiara, invece resta in rigoroso silenzio,
essendo a conoscenza del fatto che è lei la causa del travaglio
del marito. Intanto Norma, sorella di Chiara, e David, il suo amante,
si scontrano con altri insormontabili problemi: lei nella ricerca
ossessionata di un amore convenzionale, lui contro le leggi prestabilite
dalla società, inaccettabili a suo modo di vedere. E tutto
nasce intorno all’infedeltà vista sotto due punti diversi:
quella del corpo e della mente. Il finale del libro si rivela inaspettato.
Il Resto del Carlino
Un tessuto doloroso
di Rossella Martina
Un tessuto doloroso e complesso composto dalle storie
di due (tre) coppie dannate dal desiderio di stabilità, di
certezze e al tempo stesso tentate dalla fuga, dal tradimento, dal
non esserci. Pozzi si immerge con il suo importante bagaglio culturale
nell’analisi dell’amore con tutte le trappole psicologiche
e filosofiche che questo tende, rintracciando nel gomitolo un filo
che serve a tessere la trama: la vicenda di Marzio e Chiara intrecciata
a quella della sorella di Chiara, Norma, e del suo uomo David. Passione,
affetto, ma anche segreti che alloggiano nel profondo e possono essere
portati alla luce solo da eventi traumatici. O dall’immaginazione. |